«Pronto soccorso punta dell’iceberg. La crisi della sanità  inizia dal territorio»

«La situazione di costante crisi con cui devono fare i conti i reparti di Pronto soccorso non si risolve con interventi tampone, che hanno per definizione durata ed efficacia limitata. L’unica strada per uscire dall’emergenza è un piano di investimento straordinario per colmare le carenze strutturali del sistema sanitario pubblico, a partire dal rafforzamento della sanità  territoriale e dal potenziamento degli organici, contrastando la fuga di medici e infermieri verso il privato». È quanto sostiene Michele Piga, segretario generale della Cgil di Trieste, che chiede ai vertici di Asugi e alla Regione «una chiara inversione di rotta rispetto alle politiche attuate in questi ultimi anni, che stanno accelerando il declino della sanità  pubblica in provincia, con il risultato che un numero crescente di persone, fragili per condizioni di salute e per reddito, si sta vedendo negare, nei fatti, l’accesso ai servizi e alle cure».
L’intasamento dei Pronto soccorso, per Piga, è solo «la punta dell’iceberg, un collo di bottiglia che rivela l’incapacità  della medicina territoriale e del sistema ospedaliero di dare una risposta alla domanda di salute delle persone». Da un lato la crescente diminuzione dei medici di base, dall’altro la carenza di posti letto destinati ai malati cronici e la lunghezza delle degenze medie, senza una effettiva continuità  del percorso cura-convalescenza-riabilitazione, concorrono ad esercitare una pressione impropria sui reparti di emergenza, «con condizioni di lavoro insostenibili per il personale medico e infermieristico e un costante arretramento degli standard di servizio».
Un vero e proprio corto circuito, «denunciato a più riprese dal sindacato, anche attraverso ripetute iniziative di mobilitazione e di lotta», denuncia ancora Piga, che definisce «temporanee e limitate» le misure fin qui messe in campo da Asugi. «L’accordo sull’incremento dei posti letto nei reparti di degenza siglato un anno fa ““ spiega il segretario della Cgil Trieste ““ è riuscito soltanto a tamponare un’emergenza tornata insostenibile in queste settimane, complice il picco stagionale dei contagi da influenza e Covid. Non possiamo continuare a intervenire con correttivi: bisogna individuare gli strumenti per potenziare la rete dei distretti, per tornare a rendere attrattiva la medicina di base e di emergenza, per fermare l’esodo di professionisti verso il privato, per incentivare il personale e migliorare le condizioni di lavoro nei reparti di emergenza». È con questa convinzione, conclude Piga, che «la Cgil denuncia la grave incapacità  di questa direzione generale di affrontare strutturalmente i problemi sorti dallo smantellamento sistemico della sanità  territoriale e conferma, anche con il sostegno delle iniziative sindacali degli operatori, l’impegno a proseguire nella mobilitazione  in difesa di una sanità  pubblica all’altezza della storia che la contraddistingue.