«La vicenda Wartsila sia un monito: il manifatturiero resti strategico»

«Al di là dell’accordo sindacale con cui si è conclusa la vertenza, che è stato il migliore possibile, la vicenda Wartsila deve portare una volta di più a una riflessione sulla direzione del futuro di Trieste, sempre più slegato dal manifatturiero. Il fatto che la città sede del principale gruppo mondiale della cantieristica abbia perso la produzione di motori pone pesanti incognite sull’assenza di strategie e di politiche industriali, anche se a compensare la perdita c’è l’arrivo di un grande player continentale della logistica e dell’intermodalità come Msc». È quanto dichiara il segretario generale della Cgil Trieste Massimo Marega a margine della tre giorni in corso al Kulturni Dom di Prosecco, che nel pomeriggio di oggi ha messo al centro i temi dell’occupazione, del mercato del lavoro e della precarietà, in una tavola rotonda che ha visto intervenire, tra gli altri, anche i segretari nazionali della Flc-Cgil (scuola) e del Nidil-Cgil (lavoratori atipici e precari) Gianna Fracassi e Andrea Borghesi.
Gli addetti nel manifatturiero, ha sottolineato ancora Marega, rappresentano oggi soltanto l’11% del totale degli occupati in provincia, a fronte del 14% del 2013 e di una percentuale regionale che, sia pure anch’essa in calo, si assesta attualmente al 24%, più del doppio rispetto a Trieste. «Se il turismo ha dato indubbiamente un contributo alla tenuta dell’occupazione negli ultimi anni – commenta ancora Marega – crediamo che il futuro di questa città non possa essere legato soltanto a questo comparto, storicamente caratterizzato da livelli medi delle retribuzioni basse, da un’elevata precarietà e da un minore valore aggiunto rispetto a quello generato dal manifatturiero e da altri settori strategici del terziario, come quelli delle assicurazioni e del credito, che stanno invece progressivamente perdendo peso. Ecco perché crediamo che serva un’idea, un modello di sviluppo frutto di strategie e di logiche condivise, senza deleghe in bianco all’intervento dei privati nel settore immobiliare, che rischia di essere caratterizzato, a Porto Vecchio e non solo, da logiche speculative e da ricadute sul territorio inferiori alle attese».

OCCUPATI A TRIESTE E IN REGIONE