La Cgil: «Il Silos una vergogna per Trieste. Subito soluzioni per l’accoglienza»
La questione dei migranti all’interno del Silos è lo specchio non soltanto della debolezza della politica, ma anche di «un impoverimento culturale che deve farci riflettere sulle profonde contraddizioni della società contemporanea». È quanto sostiene la Cgil di Trieste, in una nota che denuncia senza mezzi termini «la vergogna di una situazione non gestita da chi dovrebbe farlo» e che «solo l’arrivo del Santo Padre a Trieste sembra possa portare ad una risposta».
Dietro alla mancata soluzione, per la Cgil, «il deteriorarsi delle relazioni sociali» e la «continua campagna tesa ad alimentare quelle paure collettive che portano alla richiesta di un maggior controllo sociale, anziché proporre un’azione organica di governo mirata alla risoluzione di processi complessi come quelli legati al tema dell’immigrazione». Il sindacato parla di «responsabilità politica nel senso più ampio de termine» e di «spia allarmante da un lato della crisi delle istituzioni, dall’altro dello stato di impotenza dei cittadini stessi e del declino della democrazia».
Da qui, per la Cgil, « la necessità di ricostruire un pensiero critico, utile a ritrovare la capacità di aprire spazi di confronto e di ragionamento su un argomento come l’immigrazione, che non può più essere inteso come un’emergenza, bensì come un fenomeno strutturale con il quale dovremo confrontarci anche negli anni a venire, senza guardare al semplice consenso politico di breve termine». Una questione, aggiunge la Cgil, legata non solo alla prima accoglienza, ma che «investe anche il tema dell’occupazione regolare, della formazione mirata e del mercato del lavoro in generale, con gli evidenti riflessi sulle necessità abitative e sociali in senso lato di queste persone».
Ma la Cgil vede anche segnali di una possibile inversione di tendenza: «Positivo a parer nostro, il fatto che negli ultimi mesi a Trieste si sia squarciato quel velo invisibile di indifferenza, grazie anche alle dichiarazioni ed alle azioni messe in campo dal Vescovo, da cittadini e da varie associazioni, che assieme stanno richiedendo una soluzione non più rinviabile per una città che vuol definirsi civile e che non vuol vedere “l’altro“ come un nemico o una persona invisibile».