Demolizione ex Pavan, scelta discutibile nel merito e sbagliata nel metodo
L’assemblea popolare sull’ex Pavan del 12 aprile scorso ha evidenziato diverse criticità palesatesi nella scelta e nella gestione della progettualità e dei percorsi fin qui predisposti dall’amministrazione comunale.
In primis, l‘ennesima assenza (e conseguentemente la mancanza di ascolto e di disponibilità al confronto) del sindaco, degli assessori competenti e dei consiglieri comunali e circoscrizionali di maggioranza all’assemblea popolare del 12 aprile denota la mancanza totale di uno degli impegni prioritari che un’amministrazione dovrebbe esercitare per costruire relazioni di fiducia e di comunicazione con i propri cittadini.
Dialogare e confrontarsi con i cittadini di San Giacomo, anche laddove vi siano visioni differenti, significa riconoscere alle persone il diritto alla partecipazione condivisa e responsabile alla vita della comunità, quale strumento per il pieno sviluppo dei cittadini che in tale area risiedono.
Vi è poi il tema del modus operandi e del rispetto procedurale delle condizioni normative per l’edificazione della nuova struttura pensata per via Frausin dal Comune. Dare inizio alla demolizione e alla ricostruzione senza predisporre la preventiva approvazione della variante al Piano regolatore generale comunale, e in assenza di conformità urbanistica, pone un tema importante sul rispetto delle procedure sopra citate. Rivolgiamo pertanto un quesito al sindaco e alla sua giunta: se il consiglio comunale non approvasse questa variante urbanistica e quindi non si potesse procedere con il progetto sulla palestra, chi risponderebbe del danno erariale prodotto per aver demolito un edificio di proprietà comunale senza la conformità urbanistica?
Ricordiamo inoltre che San Giacomo è un rione altamente cementificato bisognoso di spazi verdi e pubblici gratuiti che favorirebbero quei processi di socializzazione delle nuove generazioni, vista l’importante presenza di cittadini stranieri residenti in quest’area, perché un calcio ad un pallone o un tiro a canestro sono democratici e non abbisognano di coadiutori linguistici, ma anzi aiutano la comprensione e la conoscenza di chi hai vicino. La presenza di un’area verde accessibile a tutti è anche una risposta ai portatori di handicap e ai numerosi anziani del rione.
Come Cgil riteniamo che l’esercizio del diritto al governo pro-tempore della nostra città da parte dell’amministrazione comunale e della maggioranza che la sostiene vada praticato in maniera autorevole con la forza della ragione e non in maniera autoritaria in virtù delle ragioni della forza.
Cgil Trieste, il segretario generale
Massimo Marega