Contratto nazionale in salita, quattro giorni di sciopero in porto

Resta in salita la trattativa per il rinnovo del contratto nazionale di lavoro dei porti, scaduto lo scorso 31 dicembre. In stato di agitazione dall’11 marzo, e dopo lo sciopero già proclamato il 5 aprile, i portuali stanno nuovamente incrociando le braccia a sostegno delle loro rivendicazioni: «Un aumento economico utile al recupero del potere d’acquisto perso dalle lavoratrici e dai lavoratori e un miglioramento delle condizioni di lavoro, a partire dall’innalzamento degli standard di sicurezza».

A Trieste la protesta è scattata da ieri (martedì 2 luglio) e prevede l’astensione dal lavoro per l’intera giornata o l’intero turno fino a venerdì 5 luglio, ferma restando l’erogazione delle prestazioni cui sono legati servizi essenziali, che vengono sempre garantite. Un messaggio forte «a sostegno dell’unitarietà del contratto nazionale, messa in pericolo dalle ipotesi di riforma della legge 84/94 e dalle associazioni datoriali dei grandi gruppi armatoriali che, divenuti anche terminalisti, vedono con insofferenza la normativa e il contratto unico che difendono il lavoro portuale», si legge in un volantino firmato dalle segreterie provinciali dei sindacati Filt-Cgil, Fit-Cisl e Uiltrasporti. 

La vertenza sul contratto e la mobilitazione dei lavoratori, aggiungono i sindacati dei trasporti, «devono anche essere l’occasione nel territorio per discutere come le importanti risorse investite nel porto non rimangano a vantaggio di pochi, ma siano occasione di ridistribuzione di risorse partendo dal lavoro, in tutte le sue articolazioni, garantito, di qualità, retribuito equamente e svolto nel pieno rispetto di tutte le norme sulla tutela della salute e della sicurezza».

Il testo integrale del comunicato stampa Filt-Cgil, Fit-Cisl, Uiltrasporti