Trieste, cresce l’occupazione ma quasi la metà è precaria
La Nidil Cgil e il suo segretario regionale Nicola Dal Magro, sempre
attenta al tema del precariato, hanno fatto una fotografia sulla
situazione lavorativa a Trieste: ebbene l’occupazione in provincia
sta crescendo, ma quasi la metà dei contratti in essere è a
termine. «I numeri forniti dall’Ires dicono che in provincia di
Trieste nel primo semestre 2022 l’occupazione è cresciuta del 39% –
afferma Dal Magro – ma il 46% dei nuovi contratti di lavoro è a
termine». Un quadro non certamente promettente, in considerazione
dei recenti licenziamenti avvenuti in realtà come Flex, Tirso e
Wärtsilä.
attenta al tema del precariato, hanno fatto una fotografia sulla
situazione lavorativa a Trieste: ebbene l’occupazione in provincia
sta crescendo, ma quasi la metà dei contratti in essere è a
termine. «I numeri forniti dall’Ires dicono che in provincia di
Trieste nel primo semestre 2022 l’occupazione è cresciuta del 39% –
afferma Dal Magro – ma il 46% dei nuovi contratti di lavoro è a
termine». Un quadro non certamente promettente, in considerazione
dei recenti licenziamenti avvenuti in realtà come Flex, Tirso e
Wärtsilä.
Da qui le proposte della Cgil e la richiesta di
intervento a Comune e Regione, come spiega Dal Magro: «Al Comune
chiediamo la destinazione di incentivi per la realizzazione di
contratti stabili, equi e giusti e che contrastino il lavoro in nero,
e più in generale chiediamo contratti non inferiori ai 6 mesi e il
non utilizzo di quelli a chiamata, attraverso i quali molto spesso si
nasconde un lavoro povero e massacrante. Per quanto riguarda la
Regione, all’assessore al lavoro chiediamo la creazione di tavoli con
le aziende dell’area triestina per garantire stabilità e quindi
sicurezza economica ai lavoratori». Il segretario Nidil-Cgil ha
sottolineato inoltre «il perpetrarsi di differenze tra i redditi
medi delle donne rispetto a quelli degli uomini, mentre per quanto
riguarda il reddito di cittadinanza, a rientrare nei requisiti sono
in larga maggioranza nuclei composti da persone singole».
intervento a Comune e Regione, come spiega Dal Magro: «Al Comune
chiediamo la destinazione di incentivi per la realizzazione di
contratti stabili, equi e giusti e che contrastino il lavoro in nero,
e più in generale chiediamo contratti non inferiori ai 6 mesi e il
non utilizzo di quelli a chiamata, attraverso i quali molto spesso si
nasconde un lavoro povero e massacrante. Per quanto riguarda la
Regione, all’assessore al lavoro chiediamo la creazione di tavoli con
le aziende dell’area triestina per garantire stabilità e quindi
sicurezza economica ai lavoratori». Il segretario Nidil-Cgil ha
sottolineato inoltre «il perpetrarsi di differenze tra i redditi
medi delle donne rispetto a quelli degli uomini, mentre per quanto
riguarda il reddito di cittadinanza, a rientrare nei requisiti sono
in larga maggioranza nuclei composti da persone singole».