Tensione alla Flex, aumenta la “cassa” per 60 lavoratori
Sale la tensione alla Flex, lo stabilimento di materiali elettronici
sito in zona industriale, nonché una delle maggiori realtà
manifatturiere triestine con circa 600 addetti, un centinaio dei
quali interinali. Da tempo la Flex è uno dei punti caldi del
contesto economico-sociale nel territorio giuliano: infatti la
direzione aziendale ha comunicato alle rappresentanze sindacali di
fabbrica un inasprimento della cassa integrazione nell’area detta
“high speed”, che organizza assemblaggio, collaudo
funzionale, parte finale. In questa decisione che di fatto chiude
l’attività di questi reparti per alcuni giorni alla settimana, sono
coinvolte quasi 60 unità lavorative. Va ricordato che Flex era già
stata interessata da oltre un anno alla “cassa Covid” e
ancor prima era ricorsa all’ammortizzatore sociale ordinario.
sito in zona industriale, nonché una delle maggiori realtà
manifatturiere triestine con circa 600 addetti, un centinaio dei
quali interinali. Da tempo la Flex è uno dei punti caldi del
contesto economico-sociale nel territorio giuliano: infatti la
direzione aziendale ha comunicato alle rappresentanze sindacali di
fabbrica un inasprimento della cassa integrazione nell’area detta
“high speed”, che organizza assemblaggio, collaudo
funzionale, parte finale. In questa decisione che di fatto chiude
l’attività di questi reparti per alcuni giorni alla settimana, sono
coinvolte quasi 60 unità lavorative. Va ricordato che Flex era già
stata interessata da oltre un anno alla “cassa Covid” e
ancor prima era ricorsa all’ammortizzatore sociale ordinario.
Forte
la preoccupazione dei sindacati, fra i quali Marco Relli della Fiom,
per due ragioni. Una è la delocalizzazione nel sito romeno di
Timisoara, dove si assisterebbe a una continua crescita del lavoro a
discapito di Trieste. L’altro è un timore più recente: la
possibilità che nello spazio di strada Monte d’oro sorga un hub
logistico. I sindacati si chiedono se l’eventuale base logistica
amplierebbe le attività dell’attuale sito oppure ridurrebbe o
sostituirebbe la produzione industriale, ipotesi quest’ultima che
aumenterebbe i timori. Del resto è da febbraio 2018 che i sindacati
denunciano in modo sistematico il mancato decollo dell’accordo
firmato nel 2015. Mancato decollo sul quale ““ dicono i sindacati –
governo e Regione non sarebbero stati vigili nel pretendere il
rispetto degli impegni.
la preoccupazione dei sindacati, fra i quali Marco Relli della Fiom,
per due ragioni. Una è la delocalizzazione nel sito romeno di
Timisoara, dove si assisterebbe a una continua crescita del lavoro a
discapito di Trieste. L’altro è un timore più recente: la
possibilità che nello spazio di strada Monte d’oro sorga un hub
logistico. I sindacati si chiedono se l’eventuale base logistica
amplierebbe le attività dell’attuale sito oppure ridurrebbe o
sostituirebbe la produzione industriale, ipotesi quest’ultima che
aumenterebbe i timori. Del resto è da febbraio 2018 che i sindacati
denunciano in modo sistematico il mancato decollo dell’accordo
firmato nel 2015. Mancato decollo sul quale ““ dicono i sindacati –
governo e Regione non sarebbero stati vigili nel pretendere il
rispetto degli impegni.