Servizio rimorchio nel porto, rabbia per la paventata riduzione degli organici
La scorsa settimana – dicono in una nota congiunta i segretari provinciali di Filt-Cgil, Fit-Cisl-Reti, Uiltrasporti e Ugl Mare – dopo diversi solleciti da parte sindacale, si è svolto il primo incontro tra la dirigenza della Tripmare e i segretari delle organizzazioni sindacali di categoria della Cgil, della Cisl, della Uil e dell’Ugl accompagnati da una folta delegazione di dipendenti della stessa società . La riunione richiesta aveva l’obiettivo di capire come l’azienda intendeva gestire il servizio di rimorchio, che la nuova concessione, firmata ufficialmente l’1 marzo 2016, modifica in maniera significativa l’attuale organizzazione del lavoro.
Come è noto, rispetto agli attuali 66 marittimi, la Concessione, che sarà operativa dopo l’ok della Corte di Conti, prevede, come descritto alla lettera b) punto 3.7 del bando di gara, che il numero minimo del futuro organico sarà formato da 54 lavoratori che dovranno operare, come già oggi accade, con quattro rimorchiatori in h 24, ma dovranno oltretutto garantire l’operatività di un quinto in caso di necessità (“commerciali”). Quindi meno personale per più lavoro, con conseguente sforamento delle 40 ore settimanali previste dal contratto nazionale, questione non da poco, sulla quale, tanto i lavoratori interessati che le OOSS da mesi attendono risposte chiare e precise.
L’incontro che si è svolto presso la sede degli industriali di Trieste, ha da subito evidenziato l’intenzione della proprietà di ritenere il numero di 54 marittimi come “massimo e non minimo”. Contestualmente però, hanno anche dichiarato di voler arrivare a questo numero in modo graduale (non indicando la tempistica) e attraverso un possibile accordo tra le parti.
Le organizzazioni sindacali, nel ribadire la contrarietà all’ipotesi di riduzione della forza lavoro, hanno rimarcato la disponibilità di avviare un confronto, che porti alla definizione di una turistica, che permetta alla società di garantire il servizio previsto dalla Concessione, salvaguardando nel contempo i diritti dei lavoratori e soprattutto la massima sicurezza, sia degli addetti che del traffico marittimo nello scalo triestino.
Del resto è noto che i rimorchiatori portuali nel Porto di Trieste oltre a svolgere il servizio di carattere commerciale, a differenza di altri, svolgono anche il servizio di guardia ed emergenza antincendio al terminale della SIOT, un servizio indispensabile alla sicurezza per le oltre 500 petroliere (1000 passaggi fra arrivi e partenze) che quasi quotidianamente, passano a poche centinaia di metri dalle case della gente.
La delegazione sindacale, ha oltretutto rimarcato, che è alquanto contraddittorio ipotizzare una riduzione degli organici in un settore che non conosce crisi, anzi si valuta che in prospettiva l’andamento dei traffici e quindi del numero delle navi, che faranno scalo nel nostro Porto, è destinato ad aumentare in modo significativo. Quindi mettere in discussione 12 posti di lavoro, non ci sembra giustificabile. Oltretutto, perdere anche un solo posto di lavoro in un contesto come quello triestino, dove il numero di disoccupate e disoccupati ha raggiunto livelli estremamente preoccupanti, diventa difficilmente sostenibile.
Nell’assemblea sindacale, indetta successivamente per dare ampia informazione a tutti i lavoratori, è stato dato mandato alle Organizzazioni Sindacali di continuare il confronto con la società e di richiedere un incontro con la Capitaneria di Porto.
Incontro che evidenzi la preoccupazione dei lavoratori, sul reale rischio, che la paventata riduzione degli addetti, metta in discussione l’attuale modalità operativa, che garantisce, da molti decenni, la massima sicurezza dell’attività del servizio di rimorchio nel nostro Porto.