Principe e Giuliana Bunkeraggi, segnali che preoccupano
«C’è un filo comune a legare i fronti di crisi che hanno caratterizzato lo scorcio finale del 2018. La carenza di fiducia e di investimenti sul nostro tessuto economico e in particolare sul manifatturiero». È con queste parole che il segretario generale Villiam Pezzetta dà voce alle preoccupazioni della Cgil per un anno che incomincia con segnali contrastanti: da un lato i sintomi di ripresa che hanno caratterizzato tutto il primo semestre del 2018, dall’altro il perdurare di incertezze su alcune delle principali realtà del manifatturiero, dalla Ferriera di Servola alla Snaidero, dal triangolo della Sedia ai distretti della componentistica e del mobile, cui si sommano i nuovi segnali di crisi che provengono da comparti in salute come l’agroalimentare, con il concordato del gruppo Kipre. «Tutto questo ““ aggiunge Pezzetta ““ in un quadro generale che resta sì caratterizzato da un andamento finalmente positivo delle assunzioni, ma anche da una crescente precarizzazione del mercato del lavoro, trasversale a tutti i comparti, e da una perdurante crisi dell’occupazione giovanile».
«La liquidazione della Giuliana Bunkeraggi e il concordato della Principe ““ questa l’analisi del segretario generale della Cgil Trieste Michele Piga ““ hanno fatto chiudere sotto una luce profondamente negativa un anno che sembrava essere caratterizzato, finalmente, da una dinamica di ripresa dell’occupazione. A destare sconcerto è il fatto che questi due nuovi fronti di crisi coinvolgono due settori, la logistica portuale e l’agroalimentare, che potrebbero e dovrebbero giocare un ruolo chiave per le prospettive rilancio economico e occupazionale di Trieste e del suo territorio, prospettive su cui gravano tuttora le pesanti incognite relative al futuro della Ferriera di Servola e della Cartiera di Duino. Decisivo, in entrambi i casi, anche il ruolo delle istituzioni: se a Servola pesa infatti la mancanza di un nuovo accordo di programma, decisivo per creare nuovi posti di lavoro sfruttando l’Ezit e il Punto franco industriale, a Duino scontiamo anche i ritardi nella valutazione ambientale, da parte della Regione, sul nuovo impianto di pirorigassificazione, cui sono legate le prospettive di ricollocamento dei cento esuberi dichiarati dalla proprietà ».