La Fp Cgil lancia l’allarme sui servizi sociali a Trieste: troppe carenze 

La Cgil Funzione Pubblica di Trieste lancia l’allarme sulle carenze dei servizi sociali nel Comune di Trieste, sottolineando come il rapporto fra assistenti sociali dell’area anziani del Comune e i loro utenti è di uno a 250. Inoltre per molti cittadini la misura di integrazione al reddito, invece di garantire un minimo livello di qualità  della vita, è diventata questione di sopravvivenza». Sono stati Virgilio Toso e Rossana Giacaz della Fp Cgil a denunciare la grave difficoltà  in cui versa l’area sociale del Comune di Trieste: ci sono infatti 35 assistenti domiciliari, 60 operatori sociali e 9 educatori, mentre a settembre 2017 le prese in carico del Servizio sociale comunale erano oltre 11 mila, e di questi quasi 6mila 500 erano adulti. 
«Gli organici – spiega Giacaz – soffrono di carenza in tutte le figure: assistenti sociali, educatori, amministrativi, assistenti domiciliari. In queste condizioni è molto difficile fare integrazione socio-sanitaria e tutte le belle cose promesse in questi anni. Ci sono operatori che devono gestire 250, 300 anziani. Il problema non può essere risolto ricorrendo alle esternalizzazioni. In questo modo si creano squilibri retributivi fra persone che fanno lo stesso lavoro: i dipendenti pubblici da una parte e quelli cooperativi dall’altra, con paghe orarie così basse che spesso fanno concorrenza a quelle degli assistiti». 
 «Negli ultimi anni – afferma Toso – abbiamo assistito a diversi concorsi in Comune, ma l’area del sociale non è stata rinnovata a sufficienza. Tutti i settori del Comune hanno la stessa dignità , ed è bene che arrivino le assunzioni, ma finora il sociale è stato una sorta di Cenerentola del Comune».
C’è inoltre la questione della marea di domande per le misure di integrazione al reddito: a settembre 2017 le persone che a Trieste ricevevano la Mia o il contributo economico comunale erano quasi 5 mila, di questi il 39% con Isee inferiore a mille euro. «Il dato della Mia – dice Toso – è la punta dell’iceberg di una situazione sociale difficilissima. L’integrazione al reddito è diventata per molti un requisito per la sopravvivenza. E le difficoltà  che gli uffici incontrano nel processare tutte le domande creano una tensione altissima negli utenti, provocando alle volte reazioni esasperate e violente». 
La Cgil chiederà  pertanto l’apertura di un tavolo operativo che, oltre alle sigle sindacali, includa tutte le istituzioni coinvolte: Inps, Comune e Regione.