Ferriera, cassa per 325 ma è buio sul futuro

Numero dei cassintegrati limato a 325 e indennità  economica alzata a quasi l’80 per cento dello stipendio, ma nessuna garanzia che a giugno tutti potranno tornare a lavorare. Resta buio l’orizzonte della Ferriera dopo la lunga trattativa di ieri tra i rappresentanti sindacali e i responsabili dei settori del personale: Enzo Di Martino di Lucchini group e Alessia Zeppa per lo
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stabilimento di Servola. «Ci è stato detto che al termine delle 13 settimane di “cassa” che scatteranno il 16 marzo – ha riferito Antonio Saulle, segretario provinciale di Fiom-Cgil – sarà  valutata la situazione del mercato siderurgico. A quel punto l’azienda deciderà  se chiudere il procedimento oppure se continuare». Potrebbe essere addirittura il momento drammatico di ridefinire l’organico. È quanto il direttore dello stabilimento Francesco Rosato, che ieri non ha preso parte al confronto, aveva già  anticipato: «Nella peggiore delle ipotesi dovremo continuare con la cassa integrazione, anche se per un numero inferiore di dipendenti. La “cassa” non è comunque un provvedimento trattabile», aveva aggiunto, anche se il numero dei lavoratori indicato dell’azienda, quello di 380, andava inteso come cifra massima che già  ieri è stata ridotta, e che i sindacalisti sperano di limare ancora. «Giudichiamo insufficiente la risposta sui livelli occupazionali», hanno commentato ieri, oltre a Saulle, anche Umberto Salvaneschi di Fim-Cisl, Franco Palman della Uilm e Luigi Pastore di Failms-Cisal. «Dovremo andarci a conquistare queste salvaguardie su altri fronti», ha aggiunto Saulle. L’attenzione dunque si sposta ora sul tavolo strappato dai lavoratori al presidente della Regione Renzo Tondo che l’ha convocato per mercoledì 11 marzo e al quale parteciperanno anche i vertici aziendali. Su quel tavolo entrerà  in ballo il futuro dell’intero comparto industriale cittadino e il ruolo che sarà  giocato dalla Lucchini prima e dopo il 2015, lo spartiacque per la riconversione ndella Ferriera. Soltanto il giorno successivo sarà  fatta l’assemblea, a meno che i lavoratori, che sono stati informati sulla trattativa attraverso un comunicato, non la reclamino anticipatamente. Di conseguenza nessun accordo sulla cassa integrazione è stato ancora firmato. Positivo, oltre al congelamento durante il periodo di “cassa” dei contratti a termine che sono quasi una settantina, è stato invece definito l’esito della trattativa per quanto riguarda il trattamento economico. «L’azienda anticiperà  la “cassa” evitando i tre mesi di vuoto nelle tasche dei lavoratori in attesa che l’Inps liquidi il trattamento – ha spiegato ancora Saulle – continuerà  anche a erogare mensilmente il premio legato alla produttività  e infine non penalizzerà  in alcun modo la tredicesima. Ne consegue che i lavoratori nel periodo in cui rimarranno a casa percepiranno quasi l’80 per cento dello stipendio a differenza di una percentuale poco sopra il 65 per cento che deriverebbe dalla pura indennità  di “cassa”». «Dovrò comunque togliere mia figlia dal tempo pieno a scuola perché mi costa più di cento euro al mese», ha commentato uscendo un operaio. «A fine maggio l’altoforno numero 3 sarà  pronto a funzionare, ma nessuno ci ha ancora assicurato che effettivamente verrà  messo in funzione», ha ripetuto ieri Salvaneschi. L’unica cosa certa è che giovedì 12 sarà  bloccata l’attività  dell’altoforno numero 2, fuori norma. Tondo ha evidenziato ai lavoratori le 100 mila tonnellate di ghisa e 150 mila tonnellate di coke invendute. «La crisi della siderurgia purtroppo è reale», ha ammesso ieri Saulle.

da Il Piccolo