Emergenza casa: per la Cgil le politiche del Comune non bastano

(da il Piccolo) «Le proposte finora evidenziate sono anche condivisibili, ma da sole non bastano a contrastare un’emergenza così importante. C’è bisogno di un ragionamento complessivo, altrimenti da questa situazione non se ne esce». Le politiche del Comune di Trieste declinate sul problema casa in città  e sviluppate nel corso di un recente convegno, finiscono sotto la lente di ingrandimento della Cgil che le giudica «non sufficienti». «Va evidenziato innanzitutto un problema di metodo» – attacca Adriano Sincovich, segretario Cgil Trieste -. «E cioè che non si è ritenuto di coinvolgere in questa riflessione anche i lavoratori e gli inquilini. I dati evidenziano che ci sono ben 4500 domande idonee presentate all’Ater, cui si aggiungono altre 1500 famiglie che non hanno i requisiti, a fronte di 300 alloggi messi a disposizione dall’ente ogni anno. C’è bisogno di una proposta organica da parte dell’amministrazione comunale in vista della riforma regionale sulla casa e poi di un tavolo di concertazione sociale che metta insieme proprietà , imprese, lavoratori e inquilini con la mediazione delle istituzioni, per individuare una manovra forte ed articolata che dia risposte organiche al mercato pubblico ma anche a quello privato». Concetti ripresi da Renato Kneipp, presidente Sunia Trieste. «Il problema riguarda non solo il patrimonio pubblico ma anche quello privato» – ha sottolineato -. «Ci sono migliaia di abitazioni che non vengono utilizzate, tra appartamenti sfitti e invenduto. Serve una svolta decisa nei fatti e non solo a parole, per capire come la Regione vorrà  investire le risorse a disposizione al fine di recuperare questo prezioso patrimonio». Infine Giorgio Uboni, Dipartimento casa Cgil. «C’è una palese contraddizione nel modo di operare del Comune di Trieste» – ha osservato -. «Se da un lato, nel Piano Regolatore, si parla di recupero dell’esistente senza ulteriore consumo di territorio, dall’altro si propongono iniziative come l’autorecupero o l’automanutenzione, che peraltro siamo stati i primi a proporre, ma che in ogni caso da sole non bastano a risolvere la situazione». In chiusura la stoccata portata ancora da Sincovich: «Serve un cambio di passo deciso, altrimenti tra dieci anni saremo qui a parlare degli stessi problemi».