Crisi della Flex, appello dei sindacati al prefetto
Ben quattro mesi fa i sindacati triestini hanno chiesto un incontro di verifica al ministero dello Sviluppo economico, sulla preoccupante situazione occupazionale-produttiva alla Flex, una delle principali presenze manifatturiere sul territorio triestino. Tra Covid e crisi di governo, di quell’incontro non se ne è più parlato. Allora la Fiom Cgil, insieme a Fim, Uilm e Usb, ha chiesto al prefetto Valerio Valenti di evidenziare nuovamente a Roma la necessità di un rapido vaglio sull’effettivo impegno della multinazionale Flextronics a Trieste, che impiega 600 addetti, 100 dei quali precari in “staff leasing”. Relli della Fiom, insieme agli esponenti degli altri sindacati, ha fatto presente a Valenti che il calo di lavoro ha raggiunto il 15% e che questo 15% coincide con un centinaio di dipendenti, guarda caso la stessa consistenza della manodopera somministrata. Inoltre continua il trasferimento di attività nello stabilimento romeno di Timisoara. Il problema occupazionale è per ora arginato dalla Cassa-Covid e dal blocco dei licenziamenti, ma sono palliativi che non risolvono la questione di fondo, ovvero il fatto che la Flex ha disatteso il programma del 2015, quando rilevò la fabbrica da Alcatel Lucent.