Anziani senza assistenza domiciliare: Cgil in stato di agitazione

(da Il Piccolo) Un servizio complesso ed essenziale come quello dell’assistenza domiciliare. La comparsa di un nuovo soggetto gestore, la cooperativa sociale Elleuno di Casale Monferrato, a seguito di una sentenza del Tar che ha annullato il precedente affidamento al consorzio triestino Interland. Disservizi e criticità  che vengono a galla a soli dieci giorni dalla partenza del nuovo appalto e che costringono il sindacato, in questo caso la Cgil-Funzione pubblica, ad annunciare lo stato di agitazione del personale. La cronaca degli avvenimenti che riguarda la nuova gestione dei servizi di assistenza domiciliare copre un arco temporale molto breve. Quanto basta per mettere in allarme utenti, soci lavoratori e sigle sindacali. A fare luce sulla vicenda è la segreteria provinciale della Cgil-Fp che, per voce dei sindacalisti Virgilio Toso e Rossana Giacaz, esprime tutta la sua preoccupazione. «Siamo venuti a conoscenza – spiega Toso – di una serie di gravi inefficienze che hanno coinvolto nei giorni scorsi diversi utenti che beneficiano dei servizi di domiciliarità  erogati dalla cooperativa Elleuno. Gli stessi lavoratori sono vittime di lacune organizzative che non consentono di operare con la necessaria tranquillità  e che comportano delle ricadute negative sui destinatari di questi servizi». Sono circa 500 le persone che godono dell’assistenza domiciliare comunale. Si tratta principalmente di anziani e disabili che ricevono delle prestazioni fra le proprie mura domestiche. Servizi di pulizia, erogazione pasti, accompagnamenti e interventi in caso di acuzie sono solo alcuni esempi di ciò che la Elleuno è chiamata a garantire nei loro confronti. Eppure qualcosa sembra essersi inceppato e la transizione fra la vecchia e la nuova Ati non sta andando come dovrebbe. «La scorsa domenica – continua Toso – sono saltati a San Giacomo sei interventi su sei. La stessa cosa è successa sull’altipiano. In altre situazioni abbiamo riscontrato, per fare un esempio, il mancato recapito dei pasti. Altre volte i pranzi sono arrivati nel tardo pomeriggio, oppure il pasto servito non è stato confezionato secondo quanto prescritto dai regimi di dieta». La condizione nella quale si trovano i lavoratori, una cinquantina dei quali provenienti dalle fila dal vecchio gestore, non appare meno precaria. «La discontinuità  assistenziale – precisa Giacaz – è dovuta anche a una disorganizzazione generalizzata. Gli orari di lavoro non vengono rispettati e manca un servizio di reperibilità , tanto che i lavoratori vengono contattati a tutte le ore, anche fuori turno». Anche la centrale telefonica, quella legata al telesoccorso e al coordinamento dei servizi, è finita sotto la lente dei sindacati. «Attualmente è attivo un numero verde – rincara la dose Toso – attraverso il quale si entra in contatto con gli operatori di un call center di Torino, che non conoscendo il territorio non sono in grado di dare delle risposte adeguate. Per questo ci aspettiamo a breve un intervento del Comune, affinchè metta fine con decisione a questa brutta vicenda».