Amianto killer: iniziativa Cgil per riaffermare i diritti
L’amianto continua non solo a lasciarsi alle spalle una lunga scia di morti e di dolore, ma proprio nel nostro territorio continua essere un killer silenzioso, tanto da far guadagnare alle province di Trieste e Gorizia il poco invidiabile primato di area del Paese dove la mortalità causata dall’asbesto è cinque volte superiore rispetto alla media nazionale. In un territorio dove risiede il 30% della popolazione del Friuli Venezia Giulia, si verificano ben l’84% dei casi di malattie amianto-correlate dell’intera regione. Una subdola malattia che negli ultimi sei anni, in provincia di Trieste, ha fatto ammalare 700 persone. Questi i dati emersi nell’iniziativa organizzata dalla Cgil, e denominata “Amianto – Riaffermiamo i diritti” a un anno dalla delibera regionale 250/2016 che regola le attività di assistenza socio-sanitaria per gli esposti all’amianto.
Una vera e propria strage confermata anche dalle parole di Valentino Patussi, direttore del Dipartimento di prevenzione dell’Asuits, che è intervenuto assieme al direttore generale dell’Asuits Nicola Delli Quadri,
Per quanto riguarda la Cgil di Trieste, questo il pensiero di Stefano Borini, del coordinamento amianto del sindacato: «A un anno di distanza dalla sua approvazione, il percorso socio-sanitario e assistenziale del cittadino esposto o ex esposto all’amianto non è pienamente attuato. Pur riconoscendo alla Regione gli sforzi compiuti, anche in termini economici, per sensibilizzare la popolazione su questo argomento, non si può fare a meno di sottolineare l’incompiutezza di una norma che in dodici mesi non è riuscita a decollare. La delibera regionale numero 250 prevede che un preciso protocollo di sorveglianza sanitaria venga attuato su tutto il territorio regionale entro un anno dalla sua approvazione».
Va ricordato che c’è un codice di esenzione ticket che, in base alla delibera regionale, dovrebbe garantire agli iscritti al registro esposti all’amianto per motivi professionali, e ai loro coniugi e conviventi, un percorso di sorveglianza sanitaria gratuito. La Regione ha inviato a queste persone un tesserino plastificato contenente il numero di iscrizione al registro in questione, ma Borini sottolinea che «a molte persone non sia stato riconosciuto questo diritto e che sia loro stato chiesto di pagare pienamente la prestazione. In alcuni casi è stato il medico curante a non aver applicato correttamente il codice di esenzione, in altri, invece, la mancanza va attribuita agli operatori del Cup, il Centro unico di prenotazione».
Ci sono infatti degli accertamenti clinici mirati di primo livello, al fine di escludere la presenza di malattie amianto-correlate, che secondo la delibera sono a totale carico del Sistema sanitario regionale.
Il direttore generale dell’Asuits Nicola Delli Quadri ha comunque assicurato: «Applicheremo le procedure di rimborso per tutte quelle persone che, nonostante un preciso diritto alla esenzione totale, sono state costrette a pagare il ticket. È mia intenzione, inoltre, convocare in tempi brevi i responsabili del Cup per verificare la corretta applicazione della delibera regionale 250/2016, coinvolgendo ulteriormente i medici curanti in questo protocollo di sorveglianza sanitaria».