Blocco degli sfratti, tante famiglie a rischio a Trieste
Le segreterie regionali di Sunia, Sicet e Uniat, i sindacati degli inquilini, hanno lanciato l’allarme: se non ci sarà una proroga dell’attuale blocco degli sfratti, moltissime di famiglie a Trieste potrebbero trovarsi in mezzo a una strada. I sindacati denunciano la totale assenza, nella manovra di bilancio in discussione in Parlamento, di questo provvedimento, che secondo i sindacati dovrebbe prevedere ristori per i proprietari di immobili e la revisione dei canoni per l’ottenimento degli sgravi fiscali. Gli sfratti possono avvenire fondamentalmente per tre motivazioni: morosità , cioè mancato versamento dell’affitto, fine contratto e mancati pagamenti dei mutui o delle spese condominiali. Solitamente al termine di un procedimento giudiziario il giudice decide per la data di rilascio (il giorno in cui il locatario deve lasciare l’appartamento), po ci sono due passaggi intermedi: il precetto e il preavviso di rilascio. A marzo il governo ha di fatto bloccato l’ultimo step, quindi il preavviso, fino al 31 dicembre. Questo significa che, se non arriverà rapidamente l’auspicato cambio di rotta, dal 1 gennaio potrebbe scoppiare una “bomba” sociale. «La ripresa delle esecuzioni degli sfratti – hanno spiegato Renato Kneipp (Sunia), Giorgio Gortani (Sicet) e Fabio Nemaz (Uniat) – sarebbe un colpo durissimo per la tenuta sociale e incrinerebbe ulteriormente la già debole fiducia dei cittadini e dei piccoli e medi operatori economici nei confronti delle istituzioni. Non si può oltre tutto sottovalutare la ricaduta sui Comuni che non potranno affrontare con adeguati servizi sociali questa nuova emergenza, e più in generale le strutture di assistenza pubbliche e private, che ordinariamente intervengono per la prima tutela dei nuclei familiari sfrattati». L’auspicio dei sindacati è di riuscire ad avere una proroga di sei mesi del blocco. «I numeri dei coinvolti arriveranno a distanza di un anno – dice Kneipp – vediamo però una crescita importante delle persone che si rivolgono alla nostra struttura per chiedere un sostegno». Sunia, Sicet e Uniat auspicano anche una revisione degli importi minimi del canone concordato. Su base territoriale, infatti, le organizzazioni maggiormente rappresentative in sede locale dei proprietari e degli inquilini decidono gli importi minimi e massimi degli affitti sulle base delle caratteristiche dell’immobile, solamente restando in quella forbice i locatori possono richiedere gli sgravi fiscali previsti dalle norme. «Alcuni proprietari di appartamenti – spiegano Gortani, Kneipp e Nemaz – sarebbero disponibili ad abbassare l’affitto agli inquilini in difficoltà , a fronte però di questa decisione perderebbero gli sgravi fiscali e questo non può andare bene. A Udine si è già intervenuti mentre a Trieste ancora no»