Case di riposo, basta deroghe sulla riclassificazione
No ad ulteriori slittamenti dei tempi di adeguamento delle case di riposo triestine ai criteri stabiliti dalla regione per la riclassificazione delle strutture. Le segreterie regionali di Cgil, Cisl e Uil reagiscono così alle lamentele dei gestori sugli adempimenti previsti dal regolamento regionale. «La Regione ““ scrivono in una nota unitaria Orietta Olivo (Cgil), Luciano Bordin (Cisl) e Magda Gruarin (Uil) ““ deve tenere la barra dritta, perché i criteri della riclassificazione, fissati già dal 2015, rispondono all’obiettivo di garantire agli anziani e ai non autosufficienti ospiti delle strutture condizioni di alloggio e di assistenza dignitose e omogenee su tutto il territorio regionale».
I sindacati ricordano come le strutture triestine, in gran parte polifunzionali, «abbiano tempi congrui per adeguarsi alle nuove regole, che arrivano fino ai tre anni per interventi strutturali, nel capoluogo come in tutta la regione». Ma solo a Trieste, sottolineano Cgil, Cisl e Uil, si sono scatenate polemiche. «A leggere le dichiarazioni e le richieste di sostegno dei proprietari ““ commentano le segreterie ““ pare che solo oggi essi si rendano conto delle ricadute del regolamento, quasi che fino all’ultimo sperassero in una deroga rispetto agli obblighi cui stanno facendo fronte tutte le altre case di riposo della regione, pubbliche e private che siano». Un’ipotesi, quest’ultima, alla quale i sindacati oppongono un secco no: «I requisiti minimi fissati dalla regione rispondono al sacrosanto obiettivo di riconoscere a ciascun utente delle case di riposo, da Ligosullo a Trieste, adeguati standard residenziali e assistenziali. Si va dall’indicazione di un minutaggio minimo di assistenza ai requisiti come la metratura della camera, le dotazioni da garantire ai non autosufficienti, il numero di bagni, la presenza di condizionatori, ascensori, eccetera. Alla luce di tutto questo, ci stupisce la mozione che alcuni consiglieri comunali di Trieste hanno presentato in modo da segnalare alla presidente della Regione i disagi che tali adeguamenti porteranno. Le difficoltà lamentate dai gestori, infatti, rispondono all’unico scopo di garantire condizioni migliori agli ospiti».
Consapevoli del fatto che le polifunzionali triestine rappresentino la componente più critica del comparto, e quindi quella più in difficoltà rispetto alle esigenze poste dalla riclassificazione, Cgil, Cisl e Uil avevano più volte chiesto all’assessore Telesca di anticipare i tempi di adeguamento. «Purtroppo ““ concludono Olivo, Bordin e Gruarin ““ si è scelto invece di lasciarle per ultime, e recentemente anche di far slittare ulteriormente l’attuale fase del processo di riclassificazione, quella in cui la Regione, sulla base delle indicazioni raccolte, indica gli interventi da mettere in atto per il rinnovo dell’accreditamento. Pertanto la conclusione di questa tappa dell’iter di riclassificazione, che era prevista per la fine del 2017, a Trieste slitta a marzo 2018: una data troppo vicina alle prossime elezioni regionali per non destare legittime preoccupazioni».