La Cgil: L’Ordine dei medici deve tutelare i cittadini
(da Il Piccolo) È un botta e risposta che si trascina da giorni, quello tra Ordine dei medici e Cgil. Il sindacato, spesso critico nei confronti delle manovre della giunta Serracchiani, era stato netto nell’affermare che la chiusura di alcuni primariati non sopprime servizi, bensì poltrone. Una posizione, peraltro, abbracciata anche dal sindaco Roberto Cosolini. Il leader regionale della Cgil, Franco Belci, era andato oltre: «L’Ordine dei medici ““ diceva ““ dovrebbe fare il proprio lavoro, non la spalla di qualche sindacato. Una ragione evidente per procedere alla riforma degli Ordini». Ma i medici, con il presidente Claudio Pandullo, erano passati alla controffensiva: «Profondo disappunto, siamo un ente ausiliario dello Stato, vigiliamo sulla tutela della salute e non facciamo la spalla di nessuno». Pandullo non voleva neppure sentir parlare di “poltrone”: «Offensivo, si tratta di professionisti che lavorano e che hanno vinto un concorso pubblico con decine di anni di servizio e sono soggetti a valutazioni periodiche». Il Belci-pensiero non si fa attendere. Con una nota il segretario della Cgil ricorda che «gli Ordini non hanno il compito di difendere la condizione dei professionisti (che è del sindacato) ma di garantire lo Stato, e i cittadini, sul livello delle prestazioni, per esempio attraverso la formazione professionale continua. Non hanno neppure il compito di affiancarsi a qualche sindacato per difendere, più che le competenze, la conservazione di un incarico. La loro riforma ““ rileva ancora Belci ““ non è del resto una minaccia agitata dalla Cgil, ma è da anni all’attenzione del Parlamento proprio per questa ambiguità dei ruoli: non va avanti perché i soggetti hanno un forte potere di condizionamento sui parlamentari. Nelle sue critiche la Cgil non si è mai riferita a tutti i primari, né ha messo in discussione la professionalità dei singoli: personalmente ne conosco di bravissimi. Ma tra due bravi professionisti bisogna pur scegliere, sulla base del merito, individuando specifici criteri che, se non ci sono, vanno introdotti. Eliminare i doppioni non significa indebolire i servizi, anzi ““ conclude ““ le competenze e le alte professionalità mediche vanno recuperate in un ruolo diverso, più utile al cittadino».