Edilizia, continua l’emorragia di lavoro. Sindacati in piazza

Mille imprese e cinquemila posti persi
dall’inizio della crisi. Purtroppo senza segnali di inversioni di
tendenza quest’anno, visto e condiderato che sono ben 1.200 i posti, e
121 le imprese, che l’edilizia ha perso solo nella prima metà  di
quest’anno. Numeri da brivido, quelli delle costruzioni, che anche in
Friuli Venezia Giulia resta il settore più colpito dalla crisi, come
confermano anche i 3 milioni di ore di Cig già  autorizzate quest’anno,
in lieve crescita (+1,2%) sul 2013.
PROTESTA. A denunciarlo i
sindacati di categoria Fillea-Cgil, Flca-Cisl e Feneal-Uil, che questa
mattina hanno organizzato un presidio a Trieste, sotto la sede del
Consiglio regionale:  una manifestazione indetta nell’ambito della
giornata di protesta indetta per oggi a livello nazionale dalle tre
sigle, ma carica di connotazioni anche locali, come spiegano i segretari
Emiliano Giareghi (Fillea), Gianni Barchetta (Filca) e Mauro Franzolini
(Feneal). «Lo stato di paralisi delle opere pubbliche causato dal patto
di stabilità  ““ dichiarano ““ è un problema non soltanto per il settore e i
suoi addetti, ma per il territorio, come è emerso in maniera drammatica
in occasione della recente ondata di maltempo. Il blocco dei cantieri,
che penalizza anche i Comuni virtuosi, verrà  pagato con gli interessi,
perché come sempre accade quando non si investe sulla sicurezza del
territorio e del patrimonio residenziale pubblico».
SOS BUROCRAZIA.
Ad aggavare gli effetti della crisi e del patto di stabilità  anche una
burocrazia che troppo spesso rallenta o frena addirittura gli
investimenti privati, come nel caso del progetto Grado 3, ancora fermo
al palo per il ricorso al Tar della Soprintendente contro il via libera
deciso a giugno in sede di Conferenza dei servizi e firmato dalla
Regione. «Uno stop inaccettabile ““ secondo i sindacati ““ perché il
progetto, modificato per ben tre volte dopo la sua stesura iniziale, ha
seguito tutto l’iter necessario a contemperare i diversi interessi in
campo. Non ultimo quello dell’impulso economico e occupazionale di un
progetto che garantirebbe centinaia di posti di lavoro nei tre anni di
realizzazione e 700 a regime».
PRIORITÀ. Allentamento del patto di
stabilità  per sbloccare le opere dei comuni, avvio degli interventi più
urgenti per la salvaguardia del territorio, accelerazione delle
infrastrutture strategiche, sostegno agli interventi ambiental e di
recupero dei centri urbani, perché il futuro del settore non può più
essere quello delle cementificazione selvaggia. E stop agli appalti al
massimo ribasso, che favoriscono la concorrenza sleale, il lavoro nero e
l’evasione fiscale e contributiva. Queste le priorità  sulle quali i
sindacati di categoria chiedono un impegno anche a livello regionale.
Senza dimenticare la richiesta di copertura, anche per il 2015,
dell’indennità  di disoccupazione per i lavoratori del comparto, varata
da luglio e cofinanziata da Regione e casse edili, con risorse pubbliche
pari al 70% della dotazione complessiva. «Una misura difensiva ““
spiegano ancora i segretari ““ ma che va confermata per garantire un
piccolo aiuto (800 euro una tantum, ndr) per le centinaia di operai
edili che continuano a perdere il posto e che non hanno, vista la
situazione del settore, concrete prospettive di ricollocamento nel breve
periodo».