Coop, licenziamenti azzerati. Bressi (Filcams): una trattativa estenuante

Mercoledì 22 gennaio, al termine di un incontro-fiume durato quasi tutto il giorno, i vertici triestini e regionali di Filcams, Fisascat e Uiltuc (ovvero i sindacati di categoria di Cgil, Cisl e Uil,) e il management delle Cooperative operaie di Trieste, Istria e Friuli (rappresentato nell’occasione dal direttore generale Pier Paolo Della Valle e dal capo del personale Gianfranco Beltramini) hanno chiuso un accordo che fino a qualche giorno fa – c’è stato anche uno sciopero senza precedenti proclamato il sabato prenatalizio, fra minacce reciproche e tavoli saltati – sembrava impossibile. Un accordo che stoppa i venti di licenziamento per un buon 10% del parco dipendenti, fatto di oltre 700 persone, e soffia invece, per un 5% dello stesso totale dei lavoratori, su quelli che nella forma si configurano come possibili “scivoli” non impugnabili e nella sostanza sono uscite anticipate su base volontaria per chi è più o meno prossimo alla pensione. Si tratta quindi di un accordo-ponte valido per due anni che sarà  sottoposto dai sindacati, in assemblea, ai lavoratori che essi rappresentano. Il passo indietro delle Coop si sostanzia, grosso modo, nel ritiro dell’annunciata procedura di mobilità  per 78 dipendenti, nonché nell’abbandono delle proposte di pagare un tot di stipendio in buoni spesa, e di uniformare a 40 ore per tutti e per la stessa paga di prima la settimana lavorativa (gli assunti prima del 2011 ne fanno 38). Il passo indietro sindacale, compiuto allo specchio da Filcams, Fisascat, onlinesconto e Uiltuc, ha consentito a propria volta la definizione di quell’accordo-ponte che, superando l’integrativo disdetto unilateralmente dai vertici aziendali a fine 2013, e imponendo di stringere la cinghia per il biennio che verrà , dovrebbe accompagnare le Coop al di là  delle secche della crisi, attraverso un risparmio sul costo del lavoro vicino al “magic number” individuato dagli amministratori in tre milioni e duecentomila euro. Un patto che prevede quattro punti. Primo: il blocco del premio di produzione, dunque il congelamento del cosiddetto salario fisso. Secondo: una maggiore flessibilità  delle mansioni di un dipendente all’interno del suo stesso luogo di lavoro. Terzo: il dimezzamento della maggiorazione dei compensi domenicali, dal 70% al 35% in più rispetto a una giornata feriale. Quarto: la possibilità  che le ore di straordinario fatte vengano “ripagate” in ore di riposo entro sei mesi, sennò scatta comunque la liquidazione in denaro del servizio “onorato” al di là  dei turni normali.
«È stata una trattativa lunghissima, estenuante, ma alla fine siamo riusciti a trovare una soluzione che, al momento, può andare bene a tutti». Questo il commento di Antonella Bressi, segretaria della Filcams-Cgil di Trieste, in prima linea in questi mesi di vertenza, talvolta ruvidissima, con il direttore generale Della Valle. «Il sindacato – aggiunge – può ritenersi soddisfatto principalmente per il fatto che sono stati cancellati i licenziamenti previsti, e che dunque si possono salvare dei posti di lavoro, tutti i posti oggi occupati da coloro che, a questo lavoro, ci tengono, e che su questo lavoro fanno affidamento per la propria vita. L’azienda ha fatto dei passi indietro significativi, a fronte anche di alcuni assunti a nostra volta. Ora, chiaramente, è importante il passaggio di lunedì in assemblea».