Cgil Cisl e Uil lanciano l’allarme: a Trieste sempre più disoccupati
(da Il Piccolo) Tasso di disoccupazione per la fascia d’età fra i 15 e i 24 anni salito
dal 24,1% del 2011 al 30,5% del 2012, dato aggravatosi di oltre cinque
punti percentuali. Nell’intervallo 25-34 anni il 5,2% del 2011 è
divenuto un anno più tardi 8%. E anche in quello dai 34 ai 50 anni circa
si è diffusa sempre più l’emergenza lavoro, con il ricorso via via più
largo agli ammortizzatori sociali. Il tasso generale di disoccupazione è
a sua volta passato dal 4,5% al 6,1% sempre fra 2011 e 2012. E nei
primi mesi del 2013, poi, il trend non è certo migliorato, tutt’altro. A
ennesima riprova di ciò vi è l’ultimo dato degli iscritti alle liste di
collocamento della provincia di Trieste: «8.200 persone alla scorsa
settimana», fa saper
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e Adriano Sincovich, segretario provinciale della
Cgil. Una fotografia dello stato di gravissima sofferenza occupazionale
in cui versa anche il territorio triestino: a definirla, portando numeri
e aggiungendovi considerazioni (non prive di frecciate al mondo
istituzionale), sono stati ieri i rappresentanti sindacali delle
segreterie provinciali di Cgil, Cisl e Uil. Oltre a Sincovich,
rispettivamente Umberto Brusciano e Claudio Cinti. Alle istituzioni Il
grido di allarme dei sindacati è rivolto alle istituzioni e alle
associazioni d’impresa e datoriali. In particolare, sono gli enti
pubblici del territorio a essere chiamati in causa. Perché finora «sono
arrivate tiepide e a volte inconsistenti risposte. Risposte classiche,
che in questa situazione risultano deboli – ha rilevato Brusciano -. Ne
servono di più rispondenti alla realtà attuale e finalizzate allo
sviluppo. Siamo disponibili a collaborare e puntiamo a una “cabina di
regia” dove ogni soggetto possa esprimere le proprie istanze per
arrivare a una soluzione sistemica dei problemi». Ancor più esplicito e
duro Sincovich: «Serve un salto di qualità da parte della classe
dirigente triestina. Alla nuova amministrazione regionale si chiede un
intervento strutturale. Per avere lavoro, buon lavoro – ha sottolineato
il sindacalista della Cgil – è necessaria una ripresa del ciclo
economico. Serve un nuovo approccio, con una discussione diversa da
quella avuta negli ultimi due anni». Ripartire con modalità differenti,
ma dando nel contempo continuità «ai tavoli di lavoro già esistenti» e
ricordando sempre come sia fondamentale «una visione generale». Nella
sintesi di Cinti i caratteri della posizione dei tre sindacati a Trieste
sull’emergenza lavoro e occupazione: «Coesa, forte e unitaria». Altri
dati Circa 1.500 lavoratori sono entrati nel corso del 2012 nelle
procedure di mobilità e la cassa integrazione ha interessato globalmente
almeno tremila persone. Sono gli altri numeri che Cgil, Cisl e Uil
hanno diffuso ieri relativamente al territorio triestino. Dove la
frenata, sempre più netta, dell’economia si è evidenziata in tutta la
sua durezza nello scarto annuale fra avviamenti al lavoro e cessazioni,
in negativo di oltre 3.800 unità . E un confronto a più lungo raggio dice
che gli oltre 98mila occupati del 2007 sono scesi cinque anni più tardi
a 91mila circa. Gli spunti Dai sindacati stessi giunge qualche
suggerimento alle istituzioni per la svolta auspicata: «Bisogna
solidificare la poca industria che c’è – le parole di Sincovich -. Si
tratta anche di sperimentare idee nuove, nella green economy ad esempio.
Poi a Trieste c’è il settore delle costruzioni: il 70% del patrimonio
immobiliare cittadino è vetusto. Il tema può essere quello
dell’ammodernamento». In questa direzione, è la collegata considerazione
dei sindacalisti, devono guardare i nuovi Piani regolatori dei Comuni
della provincia. La richiesta è anche di «chiarezza sul futuro dell’area
della Ferriera – ha ricordato Brusciano -, cui va attribuita la valenza
strategica legata all’affaccio sul mare. Vogliamo capire se c’è
identità di obiettivi fra i diversi soggetti istituzionali»
dal 24,1% del 2011 al 30,5% del 2012, dato aggravatosi di oltre cinque
punti percentuali. Nell’intervallo 25-34 anni il 5,2% del 2011 è
divenuto un anno più tardi 8%. E anche in quello dai 34 ai 50 anni circa
si è diffusa sempre più l’emergenza lavoro, con il ricorso via via più
largo agli ammortizzatori sociali. Il tasso generale di disoccupazione è
a sua volta passato dal 4,5% al 6,1% sempre fra 2011 e 2012. E nei
primi mesi del 2013, poi, il trend non è certo migliorato, tutt’altro. A
ennesima riprova di ciò vi è l’ultimo dato degli iscritti alle liste di
collocamento della provincia di Trieste: «8.200 persone alla scorsa
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e Adriano Sincovich, segretario provinciale della
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in cui versa anche il territorio triestino: a definirla, portando numeri
e aggiungendovi considerazioni (non prive di frecciate al mondo
istituzionale), sono stati ieri i rappresentanti sindacali delle
segreterie provinciali di Cgil, Cisl e Uil. Oltre a Sincovich,
rispettivamente Umberto Brusciano e Claudio Cinti. Alle istituzioni Il
grido di allarme dei sindacati è rivolto alle istituzioni e alle
associazioni d’impresa e datoriali. In particolare, sono gli enti
pubblici del territorio a essere chiamati in causa. Perché finora «sono
arrivate tiepide e a volte inconsistenti risposte. Risposte classiche,
che in questa situazione risultano deboli – ha rilevato Brusciano -. Ne
servono di più rispondenti alla realtà attuale e finalizzate allo
sviluppo. Siamo disponibili a collaborare e puntiamo a una “cabina di
regia” dove ogni soggetto possa esprimere le proprie istanze per
arrivare a una soluzione sistemica dei problemi». Ancor più esplicito e
duro Sincovich: «Serve un salto di qualità da parte della classe
dirigente triestina. Alla nuova amministrazione regionale si chiede un
intervento strutturale. Per avere lavoro, buon lavoro – ha sottolineato
il sindacalista della Cgil – è necessaria una ripresa del ciclo
economico. Serve un nuovo approccio, con una discussione diversa da
quella avuta negli ultimi due anni». Ripartire con modalità differenti,
ma dando nel contempo continuità «ai tavoli di lavoro già esistenti» e
ricordando sempre come sia fondamentale «una visione generale». Nella
sintesi di Cinti i caratteri della posizione dei tre sindacati a Trieste
sull’emergenza lavoro e occupazione: «Coesa, forte e unitaria». Altri
dati Circa 1.500 lavoratori sono entrati nel corso del 2012 nelle
procedure di mobilità e la cassa integrazione ha interessato globalmente
almeno tremila persone. Sono gli altri numeri che Cgil, Cisl e Uil
hanno diffuso ieri relativamente al territorio triestino. Dove la
frenata, sempre più netta, dell’economia si è evidenziata in tutta la
sua durezza nello scarto annuale fra avviamenti al lavoro e cessazioni,
in negativo di oltre 3.800 unità . E un confronto a più lungo raggio dice
che gli oltre 98mila occupati del 2007 sono scesi cinque anni più tardi
a 91mila circa. Gli spunti Dai sindacati stessi giunge qualche
suggerimento alle istituzioni per la svolta auspicata: «Bisogna
solidificare la poca industria che c’è – le parole di Sincovich -. Si
tratta anche di sperimentare idee nuove, nella green economy ad esempio.
Poi a Trieste c’è il settore delle costruzioni: il 70% del patrimonio
immobiliare cittadino è vetusto. Il tema può essere quello
dell’ammodernamento». In questa direzione, è la collegata considerazione
dei sindacalisti, devono guardare i nuovi Piani regolatori dei Comuni
della provincia. La richiesta è anche di «chiarezza sul futuro dell’area
della Ferriera – ha ricordato Brusciano -, cui va attribuita la valenza
strategica legata all’affaccio sul mare. Vogliamo capire se c’è
identità di obiettivi fra i diversi soggetti istituzionali»