Il piano di lavoro della Cgil visto dalle donne
«Il piano per il lavoro della Cgil potrebbe essere un ottimo programma
per un governo socialdemocratico progressista, ma da una segretaria
come Susanna Camusso, ex militante femminista, ci si aspettava maggiore
attenzione alle problematiche del lavoro femminile». Maria Grazia
Campari, avvocato e presidente dell’associazione Osservatorio sul lavoro
delle donne, commenta così il Piano per il lavoro della Cgil
esaminato secondo un’ottica di genere. La tavola rotonda ha visto anche la partecipazione di Laura Chies, docente associata di
politica economica all’Università cittadina e di Geni Sardo,
responsabile del coordinamento donne della Cgil.
«Ci saremmo aspettate misure mirate a sostegno dell’occupazione
femminile ““ spiega Campari – la più precaria e la meno retribuita.
Nel Piano le donne sono citate tre volte: si chiede una diversificazione
della fiscalità per il lavoro femminile, ma era già un obiettivo
del governo Monti; si mira all’aumento
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del tasso di occupazione; e si
punta a estendere a tutte le lavoratrici l’indennità di maternità ».
Manca però, annota l’avvocato, il ripristino della legge 188 del
2007, quella relativa alle cosiddette “dimissioni in bianco”, eliminata
dal governo Berlusconi subito dopo la caduta di Prodi: senza una
legge che le tuteli sono a rischio tutte le lavoratrici che, rimaste
incinte, possono venire licenziate arbitrariamente dal datore di
lavoro. «Non c’è nessun riferimento alla tutela economica delle
lavoratrici ““ prosegue l’avvocato -, che percepiscono uno stipendio del
5% più basso rispetto ai colleghi maschi, non c’è nessun cenno
all’articolo 18 né al reddito minimo garantito, cui Camusso è
contraria». Per Laura Chies in regione l’occupazione al femminile,
al 56%, è più elevata rispetto alla media italiana, ma più bassa
rispetto a quella del Nord Est e a quella – il 60% – richiesta
dall’Europa. Anche il precariato lavorativo e il turn-over
interessa una percentuale molto più elevata di donne rispetto ai maschi.
Le soluzioni? Per Chies è essenziale investire sui servizi
all’infanzia, per non costringere le donne all’interno delle mura
domestiche, e in un’ottica più ampia è necessario fornire ai
giovani che escono dall’università reali prospettive lavorative,
con incentivi mirati alle imprese. Il piano del lavoro Cgil, spiega
Sardo, va comunque in controtendenza rispetto alle politiche
attuali, che considerano il welfare un costo da ridurre e non un fattore
di sviluppo e occupazione. «Questo Piano ““ conclude ““ vuole essere
una piattaforma di confronto con tutte le anime della società : in
questo incontro abbiamo voluto interpellare le donne, la metà della
popolazione».
per un governo socialdemocratico progressista, ma da una segretaria
come Susanna Camusso, ex militante femminista, ci si aspettava maggiore
attenzione alle problematiche del lavoro femminile». Maria Grazia
Campari, avvocato e presidente dell’associazione Osservatorio sul lavoro
delle donne, commenta così il Piano per il lavoro della Cgil
esaminato secondo un’ottica di genere. La tavola rotonda ha visto anche la partecipazione di Laura Chies, docente associata di
politica economica all’Università cittadina e di Geni Sardo,
responsabile del coordinamento donne della Cgil.
«Ci saremmo aspettate misure mirate a sostegno dell’occupazione
femminile ““ spiega Campari – la più precaria e la meno retribuita.
Nel Piano le donne sono citate tre volte: si chiede una diversificazione
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punta a estendere a tutte le lavoratrici l’indennità di maternità ».
Manca però, annota l’avvocato, il ripristino della legge 188 del
2007, quella relativa alle cosiddette “dimissioni in bianco”, eliminata
dal governo Berlusconi subito dopo la caduta di Prodi: senza una
legge che le tuteli sono a rischio tutte le lavoratrici che, rimaste
incinte, possono venire licenziate arbitrariamente dal datore di
lavoro. «Non c’è nessun riferimento alla tutela economica delle
lavoratrici ““ prosegue l’avvocato -, che percepiscono uno stipendio del
5% più basso rispetto ai colleghi maschi, non c’è nessun cenno
all’articolo 18 né al reddito minimo garantito, cui Camusso è
contraria». Per Laura Chies in regione l’occupazione al femminile,
al 56%, è più elevata rispetto alla media italiana, ma più bassa
rispetto a quella del Nord Est e a quella – il 60% – richiesta
dall’Europa. Anche il precariato lavorativo e il turn-over
interessa una percentuale molto più elevata di donne rispetto ai maschi.
Le soluzioni? Per Chies è essenziale investire sui servizi
all’infanzia, per non costringere le donne all’interno delle mura
domestiche, e in un’ottica più ampia è necessario fornire ai
giovani che escono dall’università reali prospettive lavorative,
con incentivi mirati alle imprese. Il piano del lavoro Cgil, spiega
Sardo, va comunque in controtendenza rispetto alle politiche
attuali, che considerano il welfare un costo da ridurre e non un fattore
di sviluppo e occupazione. «Questo Piano ““ conclude ““ vuole essere
una piattaforma di confronto con tutte le anime della società : in
questo incontro abbiamo voluto interpellare le donne, la metà della
popolazione».