Scomparso Mario Criscenti. L’ultimo saluto della Cgil
Siamo
qui convenuti per onorare la vita di Mario Criscenti. Ricostruire
in pochi minuti fatti sociali e politici complessi, sentimenti personali e
affetti familiari è difficile ma soprattutto rischia di essere ingeneroso. Cercherò
di farlo con il rigore che è stato uno dei tratti caratteristici di Mario, nel
sindacato come in politica.
Nato
il 18 luglio 1925 da padre siciliano e madre triestina comincia a lavorare a 14
anni come panettiere per poi andare al Cantiere San Marco (ditta ANSALDO) dove
da un capo operaio Antonio Genovese riceve i primi orientamenti politici e di
coscienza sociale. Dal
1943 al 1945, alternando periodi di disoccupazione a vari lavori, svolge
attività antifascista e aderendo al movimento partigiano partecipa alla
liberazione di Lubiana nei reparti triestini aggregati all’Esercito di
Liberazione Popolare Jugoslavo. Rientrando
a Trieste e iscrivendosi al Partito Comunista partecipa alla intensissima vita
politica e sociale degli anni 1945 / 1948; lavora nel settore edile, in
particolare come ferraiolo.
Dal
1947 entra nel Comitato Direttivo provinciale del sindacato edili e come
delegato sindacale partecipa prima alla vita dei Sindacati Unici e poi nella
neonata Nuova Camera Confederale del Lavoro CGIL di cui è uno dei delegati
fondatori. In
questo decennio complesso stringe rapporti politici e di amicizia con altri
dirigenti sindacali comunisti come Pina Tomaselli, Semilli e soprattutto Pino
Burlo col quale si crea un rapporto così straordinariamente intenso da essere
definiti dallo stesso Vidali come i “2 fradei”.
Nel
1952 sposa Liliana, che già conosceva, e con la loro unione crescono Nadia, la
loro figlia. Viene
candidato dal PCI ed eletto consigliere comunale a Duino Aurisina. Nel
1958 viene investito della responsabilità generale del sindacato edili,
sostituendo Toni Cattunar, responsabilità che manterrà fino al 1974. E’
un periodo di costruzione di un forte sindacato degli edili, con migliaia di
iscritti, che fa di Mario Criscenti uni dei più prestigiosi dirigenti della
CGIL di Trieste riconosciuto e benvoluto dagli operai. Importante
il suo contributo alla crescita della Cassa Edile.
La
vertenza sindacale dei “cavatori” di pietra di Aurisina del 1964, durata ben 40
giorni, con adesioni plebiscitarie di migliaia di lavoratori e indimenticabili
manifestazioni di lotta e solidarietà sociali, tra genti e territori, resta uno
dei fatti sindacali più significativi del dopoguerra.
Dal
1969 al 1973 entra nella Segreteria della Camera dei Lavoro di Trieste con
Calabria, Saranz, ofertadescuento, Burlo, Laurenti e Gerli, seguendo tra gli altri i delicati
aspetti dell’amministrazione e organizzazione. Nel
1974 viene mandato da Pino Burlo a dirigere il sindacato dei portuali, per
guidare poi quel sindacato nelle aggregazioni con altri settori dei trasporti
prima nella FIST per approdare poi nel 1980 nella FILT, di cui diviene il primo
Segretario della FILT Regionale FVG. Fa
parte in quegli anni anche degli organismi nazionali della categoria. Dopo
il suo pensionamento va a dirigere il sindacato pensionati nella Segreteria
Provinciale prima e poi con vari
incarichi regionali e di Lega Zonale confermando fino a 4 anni fa il suo legame
fattivo con la CGIL.
Mario
Criscenti è stato uno di quei dirigenti sindacali forgiatosi in una temperie
culturale e politica difficile, forse oggi poco capibile. Una temperie che ha
costruito in lui un modo di essere rigoroso, serio, quasi burbero in alcuni
momenti, per questo stimato ma anche temuto da alcuni. Per
l’esperienza maturata e la serietà dimostrata la sua opinione, sia nel
sindacato che nel partito in cui ha militato – prima PCI poi DS e infine PD – è
sempre stato tenuta in alta considerazione. La
sua figura consegna a noi uno straordinario senso di appartenenza
all’organizzazione, alla CGIL, che ha contributo a dirigere e a far vivere. E’
questa la sensazione che ho percepito solo qualche giorno fa quando ho potuto
salutarlo e rincuorarlo.
Disciplina,
senso del dovere che tuttavia non hanno fatto mai venir meno il legame profondo
con la sua famiglia e con Liliana che ha spesso riconosciuto essere stata sua
consigliera e sostenitrice nelle difficili prove che possono spettare ad un
sindacalista, a cominciare dalla stessa decisione in quel 1958 di dedicarsi a
tempo pieno alla causa dei lavoratori, anche con qualche problema economico.
Abbiamo
perso oggi un dirigente del movimento operaio a Trieste, non dobbiamo però
perdere la memoria di ciò che ha fatto e dell’insegnamento che lascia a noi e
ai più giovani. Onoreremo
il suo lavoro, i suoi sacrifici, i valori suoi e di una generazione se sapremo
trasmettere ai giovani il senso profondo della battaglia per la giustizia e
l’equità sociale. Alla
moglie Liliana, alla figlia Nadia, alle amatissime nipoti e parenti tutti
l’abbraccio mio personale e di tutta la “sua” Camera del Lavoro di Trieste.
Adriano
Sincovich
Segretario
Generale della
NCCdL CGIL di Trieste