Nuovi canoni d’affitto Ater: il Sunia dice no

A seguito dell’invio dei nuovi canoni d’affitto, le organizzazioni sindacali degli inquilini Sunia, Sicet e Uniat, nel ribadire il parere negativo già  espresso nel corso della commissione paritetica del dicembre scorso, esprimono la netta contrarietà  alle decisioni dell’Ater di Trieste che vanno a complicare ulteriormente le condizioni economiche dell’inquilinato. Tale decisione cade nel momento in cui le difficoltà  per le famiglie  sono tali, da mettere in discussione per la stesse, qualsiasi  prospettiva  di mantenere una vita normale.
L’aumento dei beni essenziali,  energia elettrica, gas,
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telefono, trasporti,  aggiunti all’incremento del costo  per l’alimentazione sostenuto dalle famiglie, determina un impoverimento generaledelle condizioni economiche, ed in questo quadro non è difficile capire che la scelta dell’Ater  rappresenta  un ulteriore attacco ad una normale esistenza. Questa imposizione adottata per il pareggio di bilancio dell’Azienda, conferma che le possibilità  date e le interpretazioni delle  norme esistentisono tali, da  produrre effetti incomprensibili e che pertanto vanno riviste.
Ad avviso delle organizzazioni sindacali, sono stati stravolti i principi che regolavano la determinazione dei canoni di edilizia pubblica, sulla base di una scala reddito-affittoapplicata ,tra un minimo ed un massimo possibili, in maniera  proporzionale e crescente.Viceversa  ci sono nuclei famigliari che a parità  o avendo subito una diminuzione del reddito considerato fino a dicembre2011, hanno avuto un aumento insostenibile. In questa situazione inoltre, il “peso” dell’IMU rappresenta un dato che  avrebbe dovuto venire analizzato, visto che la corrispondenza, tra canone  così definito e l’IMU da versare al comune per l’alloggio,in alcuni casinon esiste.
L’esempio di quanto detto  lo troviamo verosimilmente in questa ipotesi: IMU per l’alloggio 350 o più euro, affitto annuo 216 euro. Nonostante  questa “definiamola” anomalia del sistema, l’ Ater ha scelto la via più semplice: le esigenze di gestione crescono? basta scaricarle sui canoni colpendo particolarmente i nuclei di fascia “B”( reddito da 14.990 a 33.334  euro LORDI ).
Sunia, Sicet e Uniat credono pertanto indispensabile una analisi complessiva del sistema, mentre, sulla modifica delle percentuali di incidenza ““ causa principale dell’aumento dei canoni – ritengono  necessario riportare alle condizioni originarie gli effetti di una politica della casa fine a se stessa. Ritengono altresì necessaria una valutazione sul quadro generale di gestione di un patrimonio realizzato prevalentemente con il contributo prelevato dalle buste paga  dei lavoratori, e quindi considerare anche questo aspetto quando si procede alla revisione dei canoni. In altre parole, il ruolo e le funzioni delle Ater  non hanno nulla che a vedere con logiche assistenziali che restano prerogativa  e competenza di altre istituzioni.
Per quanto sopra, Sunia, Sicet e Uniat, stante l’assurdità  ed l’illogicità  degli effetti scaturiti dalla modifica imposta, chiedono la revisione della tabella delle percentuali nonché la verifica delle necessità  sostenute per richiedere tali aumenti.