La Cgil Fp: “Kosic chieda scusa agli infermieri”

(da Il Piccolo) Infermieri troppo a tavolino, marmorea fermezza sul trasferimento del Trasfusionale dal Burlo all’Azienda ospedaliera: contro l’assessore regionale Vladimir Kosic si scatena una vera tempesta a Trieste, mentre la Prefettura convoca i sindacati per il 12 gennaio proprio per tentare una mediazione sul trasferimento degli otto «trasfusionali», argomento del resto pesantemente richiamato dall’ultima delle tante lettere del ministero in tema, che esprime «preoccupazione» e chiede – ricordando anche il netto parere negativo votato dal consiglio comunale – «urgenti chiarimenti in merito».
La Cgil medici e Funzione pubblica aveva inviato al ministero una lunga nota riassuntiva della vicenda, ricordando anche la condanna per comportamento antisindacale emessa dal giudice contro il vertice del Burlo Garofolo, che ha provocato solo lo spostamento di data al primo gennaio, per
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il trasferimento d’ufficio di medici, tecnici e infermieri, esperita stavolta la consultazione sindacale. Le funzioni peraltro sono rimaste identiche e gli addetti sono solo occasionalmente al Burlo. Tacciono, però si sentono vittima di «accanimento».
«Apriremo una struttura» dice Kosic. Ma lo stesso ministero richiama l’avvenuta «esternalizzazione» del servizio, i sindacati denunciano una strana «auto-amputazione», che al Cro di Aviano (il secondo Irccs regionale) non è avvenuta, e temono di aver capito che nel 2013, così restando le cose, il Burlo perderà  l’accreditamento ministeriale. 
«Si preoccupano del Burlo più a Roma che in piazza Unità » denuncia il consigliere comunale dei Cittadini, Roberto Decarli: «Sono scaduti i 45 giorni di regolamento da quando è stata votata a maggioranza la mozione sul Burlo, e non sappiamo ancora se il sindaco ha rappresentato a Tondo e al ministero il giudizio estremamente negativo del Consiglio sul trasferimento del Trasfusionale». 
Ma poi è il tema infermieri che infiamma. «Offensive e irricevibili – contesta la segreteria della Cgil-Fp – le affermazioni dell’assessore sugli operatori sanitari, dipinti come grigi e soprattutto inutili burocrati seduti dietro scrivanie, lo invitiamo a porgere formali scuse, e suggeriamo piuttosto opportune valutazioni su produttività  e retribuzioni degli amministratori della cosa pubblica». Criticato da più parti l’elogio al blocco degli aumenti stipendiali usato, assicura Kosic, per tamponare le maggiori spese: «Come sempre la crisi la pagano lavoratori e utenza, l’Azienda ospedaliera ha 200 unità  in meno rispetto agli standard minimi e l’Azienda sanitaria taglierà  20 mila prestazioni infermieristiche e fisioterapiche a domicilio». 
Anche l’Ordine dei medici insorge. Non perché Kosic abbia bacchettato il preside di Medicina («la sanità  pubblica non è una torta da dividere fra dirigenti»), ma perché le osservazioni sugli infermieri sembrano a Claudio Pandullo segnali di «fughe in avanti troppo precipitose, possono essere pericolose». Si teme che la politica voglia consegnare la cura del paziente all’infermiere, per tamponare la carenza di medici (tentativo, ricorda Pandullo, che ha portato l’Ordine di Bologna a denunciare la Regione): «Per ogni paziente – ammonisce il presidente – vi deve essere un “case manager”, ossia un direttore d’orchestra dove tutti hanno pari dignità  ma è necessario che qualcuno tenga le fila. In Azienda sanitaria già  fra i medici gira la battuta che siamo una specie in via d’estinzione…». 
«Il vero obiettivo dell’assessore – scrive Fabio Pototschnig, segretario provinciale Fials – è tagliare a prescindere, e visto che gli atti aziendali criticati sono scritti da direttori nominati dallo stesso assessore e frutto di precise direttive regionali, proponiamo di nominare un unico direttore generale per tutta la regione: in questo modo si risparmierebbero risorse certe da dirottare sull’assistenza. Quanto al blocco dei nostri contratti: è nella politica che c’è da tagliare, e tanto».
Per Sergio Lupieri, consigliere regionale Pd, «le parole di Kosic suscitano indignazione e rabbia, poiché è persona in grado di ragionare, è evidente che gli è stato affidato il compito di convincere dell’impossibile, dell’inaccettabile e dell’irrealizzabile: perché invece non fa vere riforme, cambiando il sistema di finanziamento, il numero di Aziende sanitarie, la rete ospedaliera, l’integrazione ospedale-territorio, la continuità  assistenziale, il ruolo dei distretti con l’aumento delle cure primarie?». 
Disorientato si dice Roberto Cosolini, futuro candidato sindaco Pd e attuale segretario: «Ma Kosic conosce la sanità  triestina? Per coprire la debolezza della sua gestione se la prende con tutti, dall’Università  agli infermieri che “scaldano le sedie”. Invece a loro va stima e rispetto. La misura è colma» scrive Cosolini ricordando i richiami del ministero sul Burlo e la nomina «sbagliata» del direttore amministrativo: «Necessarie non solo le dimissioni per decenza date da chi è stato nominato privo di requisiti, ma anche di chi ha provveduto o avallato la nomina». (gabriella ziani)