Anche la Cgil tra i promotori della Primavera Antirazzista

La Cgil nazionale assieme ad un collettivo di organizzazioni (tra cui ACLI, ARCI, CGIL, Nessun luogo è lontano, SOS Razzismo, UIL), ha proclamato dal 1° al 
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21 marzo numerose iniziative sui territori a difesa e promozione dei diritti dei migranti, che raggiungeranno l’apice con lo sciopero del 12 marzo. Infatti fra le motivazioni dello sciopero ci sono anche l’immigrazione e i diritti di cittadinanza.

La primavera è associata alla rinascita e al rinnovamento, ed è con questo auspicio, per la rinascita di una nuova coscienza di cittadinanza, che a Trieste la CGIL ha programmato una serie di iniziative, alcune già  realizzate ed alcune ancora da effettuare. Le attività  sono iniziate il 1 marzo, giornata di mobilitazione internazionale per sensibilizzare e far comprendere all’opinione pubblica quanto sia determinante l’apporto dei migranti alla tenuta e al funzionamento della nostra società . Il 1 marzo è stato anche il giorno d’inizio del congresso provinciale della CGIL  dedicato in particolare al tema dell’immigrazione.
In apertura e durante le due giornate del congresso sono stati proiettati alcuni documentari relativi ai fatti di Rosario e alla situazione in cui si trovano le così dette badanti e degli spezzoni di film relativi all’immigrazione, per passare poi alla lettura di alcuni passaggi tratti da “Bilal” di F. Gatti.
“Complessivamente si è voluto portare l’attenzione sui problemi che i cittadini stranieri devono affrontare per vivere sul nostro territorio, problemi di cui noi spesso non percepiamo neanche l’esistenza”, dice Elisabetta Faidutti, che dell’immigrazione si è occupata per la CGIL Trieste. La relazione che ho presentato voleva sottolineare come noi ripaghiamo l’aiuto che questi cittadini ci danno. Dal punto di vista previdenziale e fiscale l’immigrazione è un affare per il nostro stato: gli stranieri arrivano in età  lavorativa, sbrigano i lavori che noi non vogliamo, i più faticosi e i più rischiosi, pagano tasse e contributi per mantenere il nostro stato sociale, contribuiscono alle pensioni dei nostri connazionali, e quando raggiungono l’età  in cui potrebbero usufruire delle prestazioni sociali di solito ritornano in patria. Chiediamoci noi come li ricambiamo: a fronte di tasse e contributi pagati dal primo giorno lavorativo in Italia noi pretendiamo un lungo periodo di permanenza in regione per erogare delle prestazioni sociali anche minime. Ci lamentiamo della carenza d’integrazione, senza pensare che dipende da noi dargli la possibilità  di inserirsi nel contesto sociale in cui vivono.

Chiediamoci come questi lavoratori  possono avere fiducia nelle nostre istituzioni: la “sanatoria badanti”, prevista dalla legge 102/09, che si basava su un atto di fiducia in cui l’irregolare confessava la propria irregolarità  per sanarla, ha visto a Trieste la presentazione di 494 domande per ognuna delle quali è stata pagata l’imposta di “condono” di circa 500 euro, e che ha fatto entrare ora nelle casse dello stato 164 milioni, nei prossimi 2 anni 1,3 miliardi. Questi lavoratori a cui si è prospettata la possibilità  di una vita regolare, nella legalità , non è detto che vedranno la realizzazione del proprio sogno:  succederà  solo se non hanno avuto la sfortuna di essere stati fermati ed espulsi. E ancora una volta il colore della pelle agisce da discriminante: la probabilità  che siano stati fermati è tanto più alta quanto più “diversi“ sono dalla massa dei nostri concittadini. Se questi stranieri sono stati fermati, da clandestini -requisito per poter usufruire della regolarizzazione- diventano “pericolosi” clandestini, in quanto inosservanti dell’espulsione e ancora presenti sul territorio.

L’inosservanza del provvedimento di espulsione viene addotta ora come causa ostativa alla regolarizzazione.

Ecco che di nuovo la diversità  agisce come discriminante e come fattore di emarginazione e condanna.

Per la CGIL tutto questo non è accettabile, tanto più che oggi Trieste è fra le città , se non la città , che interpreta in maniera più restrittiva le leggi. Questa rimane comunque un’interpretazione con delle conseguenze che non condividiamo e che ci stiamo preparando ad affrontare sui tavoli preposti, decisi a risolverle nella maniera corretta.

 Non escludiamo inoltre campagne informative rivolti alla cittadinanza, come volantinaggi e momenti di discussione pubblica, per diffondere la nostra interpretazione dei fatti e le reali condizioni in cui si trovano le reali vittime di questa situazione: gli stranieri.